RIFREDI
La Pieve di S. Stefano in Pane sorge lungo la Via delle Panche, nel quartiere di Rifredi.
Una delle ipotesi fa risalire il nome del rione di “Rifredi”, denominata “loco dicto Rifredi”, a quello dato al torrente Terzolle detto anche Rivus Frigidus ovvero Rio Freddo: è possibile che il nome Riofreddo derivi dal fatto che nella valle del Terzolle, la neve permaneva per lungo tempo in alto, in una località che ancora oggi è chiamata Buca della Neve.
Il fiume Terzolle è uno degli otto torrenti che nascono da Monte Morello: ad ovest la Marina, ad est il Terzolle, a nord la Carzola, a sud il Chiosina, il Gavine, lo Zambra, il Rimaggio ed il Termine.
Il territorio di Rifredi si estende tra la collina di Serpiolle e Careggi e la piana del Lippi: una distesa di terra brulla, che a fatica i contadini avevano “educato” a fertile campagna, attraversata da un fiumiciattolo che però nelle stagioni delle piogge si gonfiava a dismisura incutendo timore e provocando disastrose piene; il nome le “panche” deriva proprio dalle opere di difesa che erano poste generalmente lungo il fiume per contenere e rinforzare gli argini, chiamate anche panche, panchine o pancali.
Nella parte alta di Rifredi, il Terzolle corre lungo Via delle Gore, così chiamata perché fino alla metà del secolo scorso erano presenti diversi mulini il cui movimento era garantito appunto dalle "gore", canali artificiali che deviavano l'acqua del torrente consentendo così il funzionamento delle macine.
L'attuale Via delle Gore, in seguito ai progressivi spostamenti del confine comunale dal 1910 al 1930, ha sostituito in due tempi quello di Via delle Masse nel Comune di Fiesole e quello di Via del Terzolle nel Comune di Sesto Fiorentino: il nome di Via delle Masse rimane oggi al tratto settentrionale annesso a Firenze dal 1910.
In prossimità dell'ultimo tratto di Via delle Gore, il Terzolle corre lungo Via del Berignolo, nome che deriva dal piccolo canale ("berìgnolo" o "berigno") che portava le acque del Terzolle ad un vicino mulino.
Il fiume Terzolle deve il suo nome a “Tertium Lapidem” ovvero la pietra miliare che segnava il terzo miglio della via Cassia Nova, che all’altezza del Ponte di Rifredi si inseriva nella via Cassia Vetus per proseguire lungo Quarto, Quinto, Sesto e Settimello: tutte pietre miliari che indicavano la distanza del luogo, dal centro storico fiorentino. Etimologie derivanti da insediamenti romani quale quello presente sulla riva destra del Terzolle, utilizzato come luogo di rifornimento.
Fino alla fine del 1400, come testimoniano le due mappe disegnate da Leonardo da Vinci (Codice Windsor fogli n° 12678 - 12679), il Terzolle superato l’abitato di Careggi e di Rifredi, sfociava in Arno in corrispondenza del Ponte alle Mosse. Dalla prima metà del 1500, alcune modifiche artificiali hanno portato il Terzolle ad immettersi nel Mugnone all’altezza del Ponte di San Donato lungo Viale Redi, per poi gettarsi nel fiume Arno dopo altri 3 km.
Rifredi viene citato anche da Lorenzo il Magnifico in due sue Opere: ne “Il Simposio”, in cui descrive l’”Osteria di Gianesse” situata sul Ponte di Rifredi e ne “Il Malmantile”, in cui definisce boriosi gli abitanti del rione.
Nell’attuale Viale Pieraccini è situata la Villa Medicea di Careggi, che nel 1459 ospitò la Loggia dell’Accademia Neoplatonica, un cenacolo di studiosi che doveva significare simbolicamente la riapertura dell'antica Accademia di Atene: fra gli esponenti principali dell'Accademia Neoplatonica ci furono Marsilio Ficino, Giuliano de' Medici, Lorenzo il Magnifico, Pico della Mirandola, Agnolo Poliziano, Nicola Cusano, Leon Battista Alberti, Bartolomeo Scala e Cristoforo Landino.
La loggetta era parte del "Giardino di Ponente" della Villa Medicea di Careggi. Proprio nei pressi della Loggetta, si riunivano i membri dell'Accademia per disquisire di importanti tematiche, che avevano grande influenza sulla vita e l'arte del tempo.
A partire dal 1492, anno in cui Lorenzo il Magnifico morì proprio alla Villa di Careggi, per l’Accademia iniziò un periodo di declino.
La costruzione originaria della Loggetta, detta "Porta sul Terzolle", sembra di epoca quattrocentesca ma sono probabilmente seguiti rifacimenti successivi: la posizione scelta fu strategica in quanto si trovava alla fine di una viottola, oggi parzialmente ricostruita, che la collegava alla Villa.
Ne rimane oggi a testimonianza una piccola costruzione merlata che costituiva la "Porta sul Terzolle", situata tra Via Bellincione, Via Aselli e Via delle Gore nei pressi del nuovo ponte dell’ospedale.
Dagli inizi del '900, la Loggetta entrò a far parte dei terreni dell'ospedale e dal 1936 anche la Villa Medicea stessa divenne proprietà del R. Arcispedale di Santa Maria Nuova; dal 2004 la Villa Medicea passò alla Regione Toscana, mentre la Loggetta è tutt'ora di appartenenza dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi.
Su Via delle Montalve si trova invece Villa "La Quiete", di cui si hanno notizie già dal XIV secolo: già in possesso degli Orlandini, fu ceduta nel 1438 al condottiero Niccolò da Tolentino e successivamente a Pierfrancesco de' Medici e a Cosimo I.
Nel 1627 fu acquistata da Cristina di Lorena, una delle quattro figure femminili che contribuiranno alla storia di questo luogo: fu quest'ultima a commissionare a Giovanni da San Giovanni l’affresco della Quiete che pacifica i venti, dal quale di là in avanti la Villa prese il nome. Una delle più importanti modifiche apportate alla Villa da Cristina di Lorena fu il “corridore”, un corridoio riservato che collegava Villa "La Quiete" al vicino monastero di San Giovanni Evangelista di Boldrone
e che permetteva alle Montalve di assistere alle funzioni e visitare il Santissimo Sacramento in ogni momento, senza passare dall’esterno: un'opera meno conosciuta rispetto al Corridoio Vasariano ma altrettanto interessante, oggi però non più esistente.
Alla morte di Cristina nel 1636, diventò suo erede il Granduca Ferdinando II, che nel 1650 la cedette alla nobildonna Leonora Ramirez de Montalvo, la quale fondò le due congregazioni delle Minime Ancille della Divina Incarnazione e delle Minime Ancille della SS. Trinità, che nel 1886 si fonderanno in un'unica famiglia religiosa chiamata Suore minime ancelle della Santissima Trinità, dette montalve.
Dopo il 1659 il Conservatorio passò sotto la protezione di Vittoria della Rovere e dal 1724 sotto quella di Anna Maria Luisa de' Medici, elettrice palatina, ultima della famiglia Medici, la quale trasferì la propria residenza alla Quiete arredandola con oggetti provenienti da Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti e fece realizzare il bellissimo giardino all'italiana.
Tante altre ville si trovano nel quartiere: due appartenute al casato degli Steccuti (da qui la Via), delle quali Villa Bartolini in Via R. Giuliani adibita ora a civile abitazione e l'altra dispersa; Villa Guicciardini in Via delle Panche, appartenuta a numerose famiglie tra cui i Guicciardini ed ora di una società privata; Villa Lastricati in Via Caccini appartenuta ai Pescioni ed ai Tornabuoni; Villa delle Filippine in Via delle Gore appartenuta ai Brunelleschi e passata poi ad altre famiglie;
Villa Cattani-Cavalcanti (attuale casa di cura Villa Gisella) appartenuta a numerosi proprietari ed ai primi del Novecento, al tenore Enrico Caruso; Villa Tornabuoni-Lemmi in Via Taddeo Alderotti.
La storia della Pieve è sempre stata collegata alla storia del quartiere: Pieve, Ponte di Rifredi, Terzolle, la zona delle Panche apparentemente a sé stanti sono in realtà parte l’una dell’altra e tra loro pressoché inscindibili.
Dal 1808 il rione di Rifredi divenne parte del Comune di Pellegrino da Careggi, staccato dal Comune limitrofe di Fiesole, che durò fino al 1865 quando, con Firenze Capitale d’Italia, il suo territorio passò al Comune di Firenze col
R. Decreto 26 luglio n. 2416.
Il nome “Pellegrino” sembra derivare da un antico ospizio detto de’ Pellegrini di S. Gallo sito lungo la Via Bolognese, fondato dai monaci di Altopascio nel 1218, destinato in origine ad alloggiare e rifocillare i pellegrini diretti a Firenze: ed è proprio l’immagine del pellegrino che si trova raffigurata nello stemma.
Rifredi fino al 1870, rimase territorio di numerose ville di famiglie importanti fiorentine; a partire da quell’anno, con l’avvio dell’attività dei Macelli, iniziò lo sviluppo industriale della zona intorno al Ponte di Rifredi, che divenne definitivo con l’insediamento delle Officine Galileo nel 1908. Il quartiere industriale di Rifredi succedeva così a quello del Pignone.
Dal 1869 vi si stabilirono i Macelli, a cui si aggiunsero il mercato di bestiame nel 1878 e le stalle con i fienili nel 1879.
Con quarant'anni di ritardo rispetto alle prime due stazioni fiorentine della Leopolda e della Maria Antonia (poi Santa Maria Novella), nel 1889 fu inaugurata la Stazione di Rifredi sul tracciato della tratta ferroviaria Firenze-Pistoia del 1851. Il primo nascente insediamento industriale della città, ruota intorno alla Stazione per l'arrivo delle materie prime e la partenza dei prodotti finiti.
Nel 1906 la Richard-Ginori acquistò dalla Società Italiana per la Fabbricazione Materiali Isolanti Refrattari e Ceramici, i terreni ed i locali situati in Via Panciatichi a confine con l'Istituto Tecnico Industriale "Leonardo da Vinci", ed iniziò così la produzione di isolatori elettrici.
Lo stabilimento di Rifredi divenne così la succursale di quello di Doccia e rimase attivo fino al 1956 circa.
Nel luglio del 1907 le Officine Galileo acquistarono un appezzamento di terreno in Via del Chiasso dei Macerelli (attuale Via Taddeo Alderotti) e vi si trasferirono l'anno successivo: dall'aprile dello stesso anno, uno dei due vicepresidenti del C.d.A. fu lo scienziato Guglielmo Marconi.
La produzione delle Officine Galileo consistette essenzialmente in strumenti fisici e ottici (microscopi e spettroscopi), apparecchi telegrafici e orologi elettrici ma si cominciarono a costruire anche servo meccanismi per i timoni delle navi, telegoniometri per la Marina, telegrafi ottici, apparecchi fotogrammetrici, dinamo e lampade ad arco per l'illuminazione pubblica. Non tutte le produzioni però ebbero successo
ed alcune furono abbandonate. Ben presto si intensificò il ramo delle apparecchiature navali, specie con l'avvento della Grande Guerra: le Officine dovettero fornire per la Marina e l'Esercito una gran numero di periscopi per sommergibili, telemetri, dispositivi di punteria e soprattutto proiettori con lampade ad arco e grandi riflettori paraboici per le navi.
Fu sviluppata la produzione di lenti, non più importabili dalla Germania, e iniziata la produzione di "autofotoelettriche" in collaborazione con la FIAT. Si passò da 260 operai nel 1911 a oltre 1900 operai alla fine della Grande Guerra. Nel periodo post guerra, l'eccesso di capacità produttiva dedicata quasi esclusivamente alle commesse militari, la necessità di riconvertire la produzione ad usi civili, il rincaro delle materie prime
e la concorrenza americana, portarono a scioperi, occupazioni e licenziamenti. Negli anni '20 ripresero le commesse militari e venne acquistata la ditta F. Koristka, specializzata in microscopi, obiettivi fotografici (spesso brevetti Zeiss) e strumenti ottici. Si moltiplicarono i nuovi apparecchi e fu prodotta una gamma sempre più vasta di strumenti elettrici di misura, per la topografia, la geodesia e la fotogrammetria.
Con la Seconda Guerra Mondiale alla Galileo si accentuò lo spirito di Resistenza, forte di una tradizione Antifascista risalente agli anni '30 ma nel 1943 lo stabilimento fu requisito dai Tedeschi. Nel 1944 i guastatori dell'esercito tedesco fecero saltare parte degli edifici: alla fine del conflitto solo il 10% degli edifici era agibile con solo una quarantina di macchine funzionanti, contro le oltre mille del 1939.
La ricostruzione partì lentamente e, per volere degli Alleati, la produzione dovette limitarsi ad apparecchiature non strategiche. La ripresa e la conversione dell'azienda avvennero in un tempo sorprendentemente breve: furono realizzati contatori elettrici, apparecchi di rilevamento, strumentazione scientifica ed elettrica, apparati per la tecnologia del vuoto e macchine fotografiche.
Particolarmente importante fu la produzione di telai, che contribuì al risorgere e allo sviluppo dell'industria tessile di Prato.
Nel 1945 nacque la Fondazione Lavoratori Officine Galileo (F.L.O.G.), grazie alla quale nell'ottobre dello stesso anno venne costruita la piscina del Poggetto, l'unica esistente in Firenze per molti anni ad eccezione di quella coperta "Oreste Muzzi".
Oltre alla Richard-Ginori ed alle Officine Galileo (poi Selex ES), comparvero a Rifredi numerosi stabilimenti tra i quali la Società prodotti chimici colla e concimi (poi Montecatini), la Muzzi F.lli fu G., l'Unione italiana concimi e prodotti chimici, la Società italiana industria colla, la Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli, la Società anonima Magazzini Generali (poi Magazzini Generali e Silos), la Wellner (poi Valsodo),
l'Istituto Chimico Farmaceutico Militare, la Pila Pilla (poi Superpila), la Manetti&Roberts (poi Neutro Roberts), il Pignone (poi GE Oil & Gas - Nuovo Pignone e attualmente Baker Hughes - a GE Company), la F.lli Chiaverini & C., la Cipriani e Baccani, la Società Italiana Ossigeno e altri Gas, la Fiat, la Fabbrica Italiana Valvole Radio Elettriche, la Società Cementi Armati Centrifugati, la Carapelli, la Saivo (poi Seves), la Mukki, i Magazzini Militari, il deposito e le officine motori delle Ferrovie dello Stato.
Il 30 aprile 1883 nacque la Società di Mutuo Soccorso di Rifredi (SMS Rifredi). All’inizio la Società si occupava principalmente di fornire il sussidio nei casi di malattia, del trasporto funebre dei soci e dell’assistenza notturna ai malati.
Dal 1892, col nuovo Statuto, la Società venne divisa in 9 sezioni: mutuo soccorso; assistenza notturna ai malati; cooperativa di consumo; cooperativa di costruzione; cooperativa di lavoro; cronicismo; cassa di risparmio; circolo di lettura e convegno; casa di salute. La cooperazione di consumo fu quella che suscitò il maggior interesse: inizialmente i vantaggi ed i benefici della cooperativa erano riservati solo ai soci della SMS.
Dal settembre 1907, con l’approvazione del nuovo Statuto, la sezione cooperativa della SMS di Rifredi fu aperta definitivamente al pubblico esterno con uno spaccio in piazza Socci (l’attuale piazza Dalmazia), con smercio anche di prodotti non alimentari.
Dal 1914, a seguito della costruzione della nuova sede della SMS, il punto vendita di piazza Socci fu trasferito nei locali appena dismessi in Via Vittorio Emanuele, con un forno in grado di sfornare 4 quintali di pane al giorno. Ciò fece sì che la cooperativa, sotto la guida del magazziniere Egisto Frilli, che poi ne divenne direttore, uscisse dal conflitto bellico con un volume di vendite talmente aumentato da essere tra le prime cooperative della provincia.
Nella seconda metà degli anni Trenta, è importante sottolineare che nessuno dei 5 capi negozio, compreso il direttore Egisto Frilli, avesse la tessera del Partito Nazionale Fascista.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale si formarono spontaneamente molti spacci, all’inizio basati sul solo volontariato. Dal 1946 iniziò una progressiva incorporazione degli spacci vicini, nella Cooperativa di Rifredi. Il primo fu Careggi cui seguirono molti altri e nel 1948 la cooperativa contava ben 12 spacci. Il 1 gennaio 1949 nasce l’ “Unione delle Cooperative Fiorentine” (UCF), con sede in Via Vittorio Emanuele, 194. Comprendeva ben 25 cooperative, fra cui quella di Rifredi, operanti nel Comune di Firenze: direttore era Egisto Frilli sostituito, dal 1 luglio 1950, dal nipote Gualtiero Frilli. A causa delle difficoltà finanziarie e amministrative, l’UCF richiese al tribunale l’amministrazione controllata e si formarono così 9 cooperative di rione che acquistarono, con pagamenti dilazionati, gli spacci ed i beni dell’UCF. Il primo gennaio 1956 rinacque così la Cooperativa autonoma di Rifredi, sotto la Direzione dello stesso Gualtiero Frilli.
La cooperativa contava 12 negozi: Via Vittorio Emanuele, Via Pagnini, Viale Corsica, Via Carlo Del Prete, Via F. Gianni, Via G. Banti, Via F. Corridoni, Via di Careggi, due spacci in Via delle Panche, Via dello Steccuto e Via delle Masse (Serpiolle).
Il 9 febbraio 1961 apre in Via Milanesi a Firenze, il primo grande e moderno supermercato della concorrente Supermarkets italiani, dalla cui lettera iniziale allungata nascerà Esselunga: 920 metri quadri, un vero e proprio colosso della distribuzione, che praticava anche la “vendita sottocosto” di alcuni prodotti di largo consumo.
Nel 1962 cambia la ragione sociale della Cooperativa del Popolo di Rifredi, in Cooperativa di Consumo Firenze, con sede sempre in Via Vittorio Emanuele. In essa confluiranno le cooperative di Legnaia, Mercato Centrale, Castello e Peretola. Nel 1966 la Cooperativa di Consumo Firenze confluisce nella Casa del Popolo di Sesto Fiorentino, nata il 1 novembre 1891 come Società cooperativa. In seguito ad una serie di ulteriori fusioni, nel 1973 assumerà poi il nome di Unicoop Firenze.
Alla metà degli anni Sessanta risalgono i primi tentativi della Cooperativa di Consumo Firenze di entrare nella grande distribuzione, con l’apertura del supermercato di Via Carlo Del Prete, l’unico negozio rimasto libero dalle acque durante l’alluvione del 1966: 650 metri quadri, con il banco latticini ed i salumi a vendita a taglio. Tra il 1968 ed il 1969 il vecchio immobile della Coop di Via Vittorio Emanuele fu demolito per realizzare, sempre lì dove c’era lo spaccio, un negozio più moderno e grande.
Negli anni '90 apre anche il nuovo supermercato di Via Carlo Del Prete; nel 2003, in sostituzione del supermercato di Via Vittorio Emanuele, apre un nuovo punto vendita Coop in Piazza Leopoldo, sito dove prima vi era la Superpila; nel 2021 in via Reginaldo Giuliani, apre il nuovo punto vendita Coop.fi di quartiere, alla cui inaugurazione è presente il pievano don Marco Nesti per la preghiera di benedizione.
Nel 1895 fu fondata da Luisa Donalici, la scuola di ricamo "Maison Donalici Rifredi School", situata all'angolo tra Via Vittorio Emanuele e Via Carlo Bini: vi ricamavano 100 allieve, fin dall'età di 10-11 anni. La scuola produsse biancheria per principi e attori, divenendo famosa in tutto il mondo. Nel 1960 alcuni problemi di tasse e lo scarso numero delle allieve, portarono alla chiusura.
Il 15 ottobre 1896 nacque a Rifredi Pietro Linari (Pietrino per gli amici), che fin da ragazzino si dedicò al ciclismo: fu il primo autentico campione del ciclismo fiorentino.
Nel 1922 vinse la 6ª tappa (Napoli-Roma) del 10° Giro d'Italia, in volata su Alfredo Sivocci e Luigi Annoni; nel 1923 vinse la 14ª edizione della Milano-Modena; nel 1924 trionfò alla 17ª edizione della Milano-Sanremo, conquistata al termine di una volata entusiasmante, battendo Belloni e Girardengo, e vinse la 14ª edizione del Giro dell'Emilia; nel 1925 vinse la 1ª tappa (Milano-Torino) del 13° Giro d'Italia divenendo maglia rosa,
davanti a Gaetano Belloni ed Alfredo Binda, divenne celebre anche all'estero per aver condotto in testa gran parte della Parigi-Roubaix, dove giunse 4° battuto dal belga Sellier, e vinse l'edizione 1925 della Genève; nel 1926 vinse l'edizione 1926 della Genève.
Successivamente si specializzò nelle corse in pista: tra tante "Sei Giorni" disputate, vinse quelle di New York nel 1926, di Milano nel 1928, di Stoccarda nel 1929 e di Parigi nel 1931; divenne campione italiano di velocità nel 1929, vincendo il 34° campionato italiano su strada professionisti: ottenne il primato del mondo nei 500 metri e nel chilometro.
Continuò a gareggiare soltanto su pista fino al limite dei 40 anni, un'età elevatissima per un'atleta dell'epoca.
Quando sorse l'astro Gino Bartali, Pietro Linari aveva ottenuto ben 24 vittorie su strada e 344 su pista: un record difficilmente raggiungibile. Proprio con Bartali strinse una grande amicizia sia nello sport, riempiendolo di consigli, sia nella vita che nel ciclismo.
Sempre elegante, Linari frequentava a Firenze celebri ritrovi da intellettuali come le Giubbe Rosse e Paszkowski, ma si intratteneva volentieri anche con gli amici del suo quartiere all'SMS di Rifredi: raccontava dei suoi viaggi in aereo in America, delle sue vittorie e delle sue avventure.
È sempre vissuto a Rifredi.
Cessata l'attività di corridore, Pietrino si dedicò al commercio divenendo rappresentante di una nota casa motociclistica e aprendo un negozio di biciclette in Via Vittorio Emanuele.
Morì il 1 gennaio 1972 ed i suoi funerali si svolsero nella Cappella della Madonnina del Grappa.
Il continuo aumento del numero dei malati provenienti sia dalla città sia dai comuni circostanti, portò il Consiglio di Amministrazione, i Clinici ed i Medici Primari dell'Ospedale di Santa Maria Nuova a proporre la costruzione di un nuovo ospedale lontano dal centro della città; il luogo dove costruire l’ospedale fu la tenuta di Careggi, composta da dieci poderi di proprietà della famiglia Boutorline-Misciatelli.
Fu acquistata nel 1910 con il progetto di realizzare una struttura a padiglioni: nel 1912 iniziò la costruzione della sezione autonoma per tubercolosi (attuale Villa Ognissanti) e dopo due anni venne posta la prima pietra dei nuovi edifici ospedalieri nella località di Careggi.
Due delle più antiche sale cinematografiche di Firenze sorsero nel quartiere di Rifredi: il Cinema Splendor (non più esistente) primo cinema di periferia a Firenze, inaugurato nel 1911 e situato all'angolo tra Via Pisacane e Via Corridoni ed il Cinema Flora inaugurato nel gennaio 1914 e situato in Piazza Dalmazia.
Successivamente nacquero i cinema all’aperto Arena Giardino S.M.S. Rifredi in Via Vittorio Emanuele II ed il Cinema Giardino Primavera (succursale del Cinema Flora) in Via Dino Del Garbo.
Dal 1921 al 1930 in Via delle Panche n. 60, su un appezzamento di terreno adiacente all'area occupata oggi dall'Ospedale di Careggi, ci fu la sede degli Studi Cinematografici di Rifredi (i primi veri stabilimenti cinematografici in Italia) denominati la "piccola Hollywood", che nel momento di massimo sviluppo arrivarono ad occupare 50000 metri quadrati di terreno e ad avere due teatri di prosa di 3000 e 2000 metri quadrati.
Vi furono realizzati numerosi film muti, tra cui il più famoso nel 1922 "Dante nella vita dei tempi suoi" di Domenico Gaido e successivamente "Marco Visconti", a cura della società cinematografica V.I.S. (Visioni Italiane Storiche) fondata dal nobiluomo fiorentino conte Giovanni Montalbano. Poiché in forte passivo, nel 1924 la V.I.S. affittò gli studi alla società americana Ispiration Pictures che girò numerosi film tra cui nel 1924 "Romola" del regista Henry King e dedicato a Savonarola.
Nel 1926 la società si sciolse, e vendette alla nascente I.C.S.A., che potenziò gli studi e girò il film "Frate Francesco"; nel 1928 però la società chiuse e subentrò temporaneamente la S.A.C.I.A. che girò nel 1928 il film "Ragazze non scherzate!" e che vi rimase fino al 1930, per poi cedere alla S.A.C.R.A.S. che girò il film "Antonio da Padova". A breve fallì anche questa, sconfitta dall'arrivo del cinema parlato.
Nel 1929 venne trasferita a Rifredi la Scuola Tecnica Professionale "Leonardo da Vinci" per le arti minori della meccanica, dell'elettrotecnica e dell'edilizia, che successivamente diventerà Istituto Tecnico Industriale "Leonardo da Vinci": furono acquistate moderne attrezzature e avviati i corsi di Istituto Tecnico per Periti Industriali. Con D.M. del 31.7.39 la scuola fu dichiarata Legalmente riconosciuta e negli anni assunse un ruolo determinante per il polo industriale circostante.
In sostituzione della vecchia scuola "Vittorino da Feltre" di Piazza Dalmazia, il 28 ottobre 1932 nacque la scuola elementare "Vittorio Emanuele III" (poi "Giacomo Matteotti") in Viale Morgagni. Una scuola modello per l’epoca, tanto che illustri personaggi la visitavano per osservarne i metodi educativi, i laboratori di falegnameria, dattilografia, i grandi proiettori per film nel Teatro, gli strumenti di misura della pressione atmosferica e dell’elettricità, l’orto ed il piccolo allevamento di animali da cortile nel grande giardino.
Divenuta poi sede della Direzione Didattica delle altre scuole di zona, al suo interno ebbe la mensa, la distribuzione gratuita del latte voluta dal Sindaco Giorgio La Pira e l'ambulatorio medico per vaccinazioni e visite di controllo.
Per far fronte al continuo incremento della popolazione scolastica, dopo soli tre anni dall'apertura della scuola "Vittorio Emanuele III", fu riaperta la scuola elementare "la monarchica" (poi "Dalmazio Birago"), chiamata così perché sistemata nei locali del circolo monarchico all'angolo tra Via Corridoni e Via Carlo Bini, oggi sede degli uffici del Comune di Firenze.
Nel dopoguerra la prima scuola elementare ad essere realizzata in una zona che ne era completamente sprovvista ed in fase di crescita edilizia e industriale, fu la “Don Minzoni” alle Tre Pietre (località chiamata così perché un tempo vi confinavano le tre parrocchie di S. Stefano in Pane, S. Maria a Quarto e S. Maria a Novoli), nella zona compresa tra Via R. Giuliani e Via Locchi.
Nel 1971, ospitata temporaneamente nei locali della Madonnina del Grappa in Via delle Panche, nacque la scuola media Francesco Guicciardini dalle costole della scuola Calamandrei. Nel tentativo di ottenere un edificio definitivo, i docenti e gli alunni, con il sostegno dei cittadini del quartiere, decisero di occupare un terreno nel territorio del Sodo ancora non assegnato, ottenendone così la costruzione della nuova sede in Via E. Ramirez de Montalvo conclusasi nel 1986.
L’aumento demografico della zona statistica di Rifredi, nell’arco di poco più di un secolo, fu enorme: da 2230 abitanti nel 1842 a 38719 nel 1961. Con gli anni sessanta iniziò l'esodo delle industrie verso le nuove zone periferiche e Rifredi assunse l'attuale fisionomia di area residenziale e terziarizzata.
Nel 1980 le Officine Galileo si spostarono a Campi Bisenzio ed il 15 ottobre 2016 nella zona del vecchio stabilimento di Rifredi, a fianco dei vecchi capannoni, è stato
inaugurato il Giardino "Officine Galileo", in presenza delle autorità cittadine, di tanti ex dipendenti e dei dirigenti della Selex ES (ex Officine Galileo) di Campi Bisenzio.
PIEVE
La millenaria Pieve di S. Stefano a Rifredi, conosciuta anche come S. Stefano alle Panche, anticamente aveva il nome di S. Stefano de Archia o “tra l’Arcora” per la sua vicinanza alle antiche arcate dell’acquedotto romano lungo 16 km che cha dalla Chiusa di Legri traversava Calenzano e, costeggiando Monte Morello mantenedosi in quota, scendeva sotto Quinto e Castello, poi giù verso Rifredi (sotto o nei pressi della Pieve), per alimentare le fonti di Firenze arrivando da Via dell'Arcovata a Via della Condotta, fino a Via dell'Acqua. Il torrente Marina è stato per secoli uno delle maggiori fonti di rifornimento della "Florentia" romana.
Il nome “in Pane” potrebbe avere varie spiegazioni ma le più probabili sono che provenga dall’unità di misura romana detta “panoro” o “pianoro”, equivalente dell’appezzamento di terreno sul quale fu eretta la costruzione (“di uno pane”); o che alluda alla posizione leggermente elevata della Pieve, posta a 61 metri s.l.m.; o ancora secondo la tradizione, provenga dal fatto che vi fossero estesi campi di frumento tutto intorno alla chiesa, necessario a produrre il pane da distribuire agli indigenti (nello stemma
vi è un pane con il coltello per dividerlo); o infine dalla presenza documentata di un forno nella zona.
Il pane, divenuto simbolo della Pieve, si trova anche nello stemma della stessa, partito da un coltello; mentre nella parte alta dello stemma, si trova la corona del martirio di Santo Stefano.
È documentato che la Pieve esistesse già all’inizio del X secolo, durante il regno dell’Imperatore Berengario, ma è molto probabile che la sua costruzione risalga al periodo Paleocristiano, in quanto dedicata al protomartire Stefano.
Prima dell’anno 1000 l’intero territorio di Rifredi era controllato della Basilica fiorentina di S. Lorenzo; questo patronato terminò nel 1027, quando la Pieve di Rifredi ottenne il possesso perpetuo dei territori circostanti.
La Pieve ebbe una rilevante importanza economica, tanto che ne furono patroni numerose famiglie aristocratiche fiorentine: i Del Mazza, i Tornabuoni (in origine Tornaquinci), i Pandolfini di Via S. Gallo ed infine l’Arcivescovo ed il Conte Saracinelli d’Orvieto.
Nel 1170 la città fu divisa in sei parti e la Pieve ricadde così nel sesto di Porta Duomo, di cui facevano parte i plebati posti a nord della città, lungo le strade dirette verso Bologna. La Pieve era al centro del plebato e costituiva l’unica chiesa battesimale, dalla quale dipendevano ecclesiasticamente i popoli e le parrocchie rurali del suo territorio: nel 1260 ricadevano sotto la giurisdizione del Pievano di S. Stefano in Pane le parrocchie di S. Maria a Peretola, S. Maria a Nuovoli, S. Michele a Castello,
S. Lorenzo a Serpiolle, S. Piero a Careggi, S. Maria a Quarto, S. Silvestro a Ruffignano e nel 1630 si aggiunsero anche S. Cristofano a Nuovoli, S. Donato in Polverosa, S. Jacopo in Polverosa, S. Martino a Montui.
La Pieve di S. Stefano in Pane compare anche nella "Pianta della catena" del 1470, prima pianta prospettica di Firenze ad oggi conosciuta.
Elenco Pievani:
1360 Pietro Ottaviani
1400 P. Bartolo
1420 Dando Banti
1492 Periodo di contestazioni per la successione
1529 Alfonso Tornabuoni
1571 Bernardo Lapini
1577 Giuliano Gondi
1587 Bernardino Martini
1602 Giovanni Simone Tornabuoni
1612 Leonardo Tornabuoni
1623 Luca Mini
1647 Evangelista Almeni
1697 Benedetto Maria Borghigiani
1750 Andrea Melchiorre Migliorucci
1761 Francesco Lensi
1774 Giuseppe Cocollini
1814 Giovanni Menchi
1841 Raffaello Binazzi
1874 Enrico Bertolla
1900 Alessandro Brignole
1914 Giulio Facibeni
1955 Giuseppe Franci
1981 Fabrizio Porcinai
1992 Roberto Tempestini
2010 Marco Nesti
La Pieve di S. Stefano in Pane nel corso dei secoli è stata legata ad un'altra Pieve situata più a monte, lungo la valle del Terzolle: quella di Sant'Andrea a Cercina, famosa per la statua lignea della Madonna posta nel 1285 ed alla quale sono stati attribuiti molti miracoli; soprattutto in occasioni di particolari calamità naturali, la statua veniva portata in solenne processione per le campagne fino ad una delle parrocchie vicine, tra le quali anche la Pieve di Rifredi.
Uno di questi avvenimenti fu nel maggio 1480, quando a causa di una grave carestia per siccità che colpì la campagna, la Vergine Maria fu portata con gran devozione e cantando molti inni, a S. Stefano in Pane dove fu celebrata la S. Messa: al ritorno alla Pieve di Cercina, cominciò a piovere per due giorni e tutti ebbero una buona raccolta di grano e di altre biade.
Un'altro avvenimento fu nel 1817, quando la statua fu condotta a S. Stefano in Pane e da qui al Conservatorio delle Montalve alla Quiete, da dove dopo la benedizione riprese il viaggio per Cercina.
Infine un'ultima volta nel 1859, la statua venne trasportata in processione a S. Stefano in Pane, con una grande affluenza di tutte le popolazioni circostanti, della città di Firenze e delle varie Compagnie.
Da notare che fra tutte le Compagnie degli "incappucciati" che si recavano in processione a onorare l'immagine sacra a Cercina, nei secoli passati, le due più assidue furono quelle di San Martino a Sesto e di S. Stefano in Pane a Rifredi.
Le trasformazioni urbanistiche e l’incremento demografico del territorio di Rifredi negli ultimi 150 anni, hanno portato alla nascita di nuove parrocchie nell'ambito del territorio della Pieve, tra le quali S. Antonio di Padova al Romito
(fatta costruire da don Facibeni nel 1937 quale succursale della chiesa di S. Stefano in Pane, e costituita parrocchia nel 1957), S. Maria Regina della Pace, S. Pio X al Sodo, S. Maria Mater Dei al Lippi e Ascensione di N.S. Gesù Cristo.
L’eredità lasciata da quanti hanno vissuto Rifredi attraverso i valori e la storia, fu descritta da don Giuseppe Franci nell'opuscolo inviato alle famiglie per la Pasqua del 1959:
“… l’eredità più cara è rappresentata dallo spirito di religione e di carità del popolo, che fu sempre attaccato alla sua Madonna e dedito a soccorrere i fratelli nel bisogno. Anzi, a questo riguardo si può definire Rifredi terra della carità e ne fanno fede le sue istituzioni.”
FACCIATA
La facciata sul lato Via delle Panche, è caratterizzata da un filaretto di pietra su cui è presente una terracotta invetriata policroma con lo stemma dei Tornabuoni ed un occhio centrale con rappresentazione grafica bicroma della croce.
Al di sotto di essi, si trova un portico cinquecentesco con colonne di pietra a sorreggere la struttura in legno della copertura. La chiesa presenta tre ingressi principali con portali con stipiti in pietra serena, ed un quarto ingresso di accesso alla Cappellina della Misericordia di Rifredi.
Ancora sulla facciata della chiesa, sono presenti lapidi sepolcrali in pietra e marmo ed il monumento funebre di Giulia Lemmi, a testimonianza dell’esistenza dell’antico cimitero di S. Stefano in Pane (poi divenuto cimitero di Rifredi) che fino agli anni trenta del XX secolo occupava la zona
del Nuovo sentiero e dei campi sportivi.
La precedente presenza del cimitero è testimoniata anche dalla cappellina situata a fianco del parcheggio del Teatro.
Sulla destra si apre l’accesso alla canonica, sulla sinistra l’acceso al piazzale del Teatro Nuovo Sentiero, mentre sul sagrato vi è una scultura in bronzo del 1978 raffigurante don Giulio Facibeni, vicario e poi parroco dal 1912 al 1955.
INTERNO
L’interno è costituito da tre navate, di cui quella centrale con quattro archi ogivali nella prima parte antica e a tutto sesto nella parte più moderna, retti da pilastri in pietra con angoli smussati.
Il tetto della navata centrale ha la struttura portante in legno con capriate a vista.
L’illuminazione proviene da cinque grandi finestre con vetrate illustrate dipinte.
Lungo le navate laterali vi sono dei portali ed una serie di altari (tre per parte) in pietra serena, entrambi risalenti alla prima metà del 1600; il più antico altare presente in chiesa è il secondo della navata sinistra, di epoca rinascimentale, dedicato alla Vergine col Bambino, effige ritenuta miracolosa
ed attribuita alla bottega di Andrea Della Robbia. Sempre della stessa scuola, è il bassorilievo sopra il secondo altare della navata destra, raffigurante lo Sposalizio della Vergine.
Al di sopra dei restanti altari, vi sono tele risalenti al periodo tra la seconda metà del 1500 e la prima metà del 1600; al di sopra di due dei portali d’ingresso, si trovano due lunette affrescate risalenti al XIII secolo e raffiguranti Cristo uomo che soffre e che muore, che è il Cristo Dio che risorge e vince la morte.
CRIPTA
Durante i lavori di ampliamento, restauro e ripristino di cui don Giulio Facibeni si fece promotore tra il 1928 ed il 1930, fu rinvenuta sotto l’antico presbiterio, una cripta romanica.
Essa è costituita in pietra, con quattro piccoli pilastri ottagonali che sorreggono la volta, la quale poggia su archi di mattone. Da segnalare uno dei capitelli, di origine preromanica, una monofora e l’altare in pietra serena recante due incisioni relative a S. Stefano e a S. Filippo Neri.
La cripta viene aperta tutti gli anni il 26 Dicembre, in occasione della Festa del Patrono della Parrocchia.
CROCIFISSO
Il Crocifisso delle Oblate, è così chiamato perché è stato in dotazione alle Oblate prima in sagrestia e nel coro della chiesa dell’ex Ospedale di Bonifazio, poi nella sagrestia della nuova sede del convento delle Oblate in Careggi, dal 1939 fino al 2001.
Appare stilisticamente legato alla cultura di Giotto. Infatti l’autore della Croce non fu un qualunque seguace ma un suo grande collaboratore ed amico: Gaddo Gaddi, pittore fiorentino.
La morfologia della Croce, la tipologia del Cristo e degli elementi decorativi, fanno propendere per una datazione successiva all’esecuzione da parte di Giotto, della grande Croce di Santa Maria Novella. Singolare il fatto che la monumentale Croce di Giotto fu restituita a Santa Maria Novella, lo stesso giorno in cui questa delle Oblate giungeva a S. Stefano in Pane.
La pittura è eseguita con la tecnica della tempera ad uovo, con la tipica stesura a tratteggio. Le figure del Cristo e dei dolenti sono delimitate da incisioni sottili, eseguite nei punti di contatto con le foglie d’oro. La tecnica di doratura utilizzata è quella a guazzo.
Da rilevare che il Crocifisso delle Oblate non è dotato della sua cornice originaria: quella attuale è frutto del restauro successivo all’esposizione del 1933 così come l’attuale aureola.
Di rilievo è la gestualità dei personaggi, caratteristica distintiva della pittura di Gaddo. In particolare a fianco dei palmi delle mani, si trovano da un lato S. Giovanni che si ripiega pensoso su sé stesso e poggia sconsolato il volto sul palmo della mano contratta; dall’altro la Vergine con lo sguardo diretto al Figlio crocifisso, che leva le mani in alto in segno di disperazione e di tragedia.
CAPPELLA DEL SANTO SEPOLCRO (CAPPELLA TORNABUONI)
Dal 1616 al 1619 ebbero luogo i lavori di edificazione della cappella del Santo Sepolcro, detta anche dei Tornabuoni.
Accessibile dalla navata sinistra, “…Questa cappellina è appiccicata con la Pieve, et di Pieve vi si entra, e non ha altro luogo donde possa entrarvisi, et è contigua alla Cappella del Crocifisso, e però l’ho io fatta in onore del Santo Sepolcro di Cristo”; così la descriveva il suo costruttore Giovanni Simone Tornabuoni.
La Cappella si realizza in un ambiente con soffitto a volta a botte, e pareti decorate con dipinti a tempera su intonaco, rappresentanti degli angeli con in mano i simboli della
Passione e della Resurrezione.
Sulla porta di ingresso spiccano due angeli con in mano un cartiglio, riportante la scritta “Gesù Nazareno Re dei Giudei” in lingua ebraica, greca e latina, che si legge da destra verso sinistra.
Dopo il restauro condotto negli anni Trenta del secolo scorso, sono seguiti decenni di pressoché totale abbandono della Cappella; l'ultimo restauro è avvenuto tra maggio 2017 ed ottobre 2018, il cui importo è stato totalmente coperto con le offerte ed i contributi dei parrocchiani: con l'inaugurazione del 17 aprile 2019, è possibile ammirare questo gioiello dell'arte fiorentina, e contemplare una espressiva e pregevole raffigurazione della Passione e Morte di Gesù Cristo.
CAMPANILE
Situato sul tetto della Cappellina della Misericordia (lato nord), ha una sezione quadrata con pareti di pietrame ricoperte da intonaco e termina con la cella campanaria in pietra forte, in cui vi alloggiano le quattro campane.
Nel corso degli anni ha subìto numerosi interventi di restauro: significativo quello del XVIII secolo che gli ha attribuito l’attuale configurazione.
Seguirono lavori di consolidamento e restauro nel 1928, durante l’ampliamento della Pieve.
Nella seconda guerra mondiale il campanile si trovò ad essere al centro dei bombardamenti tra le formazioni partigiane al di là del Terzolle e le truppe tedesche che occupavano Pieve e Opera, utilizzando il campanile come postazione di osservazione e di tiro. Un restauro del primo dopoguerra ripristinò la parte ovest, danneggiata da un colpo di cannone.
Gli ultimi interventi risalgono alla metà degli anni novanta del XX secolo, durante i quali furono ripristinate le pareti esterne del campanile, che a causa degli agenti atmosferici erano divenute prive di intonaco.
Le campane sono situate sui quattro lati della cella campanaria e riportano la data A.D. MDCCCXXI. Ciascuna reca una iscrizione latina che le attribuisce un particolare significato:
• lato Nord la campana piccola
“Lodate Dio al suono della tromba”;
• lato Sud la campana mezzana
“O buon Gesù difendi dal fuoco dei fulmini. Barigozzi di Milano fuse”;
• lato Est la campana Misericordia
“Pietro Francesco Morali Arcivescovo Fiorentino mi benedisse essendo Granduca Ferdinando III (di Lorena),
Giovanni Menchi Pievano, assieme al popolo curò la mia fusione”;
• lato Ovest la campana grande
“Il Pievano e il popolo tentarono per più volte di fondermi. Lodo il vero Dio.
Chiamo il popolo, riunisco il Clero, piango i defunti, allontano la tempesta, onoro le feste.”.
VECCHIO CIMITERO DI S. STEFANO IN PANE E CAPPELLINA
A fianco alla Pieve, nella zona oggi occupata dal Teatro Nuovo Sentiero, dai campi sportivi e dal giardino, vi era il vecchio cimitero di Rifredi conosciuto anche come cimitero di S. Stefano in Pane: vi si accedeva dal lato sinistro del sagrato della chiesa. A testimonianza della presenza del cimitero, vi è la cappellina situata a fianco del parcheggio del Teatro Nuovo Sentiero.
Nel 1889 vi fu una protesta popolare contro il progetto di sopprimere il vecchio cimitero, ormai insufficiente per la popolazione di Rifredi, e di traslocare le salme a Trespiano. La Confraternita della Misericordia chiese il permesso di costruire un nuovo cimitero e nel 1892, una delibera del Consiglio Comunale portò all’avvio dei lavori finanziati dalla Misericordia e dalle famiglie residenti nella zona.
Solo nel 1917 venne però raggiunto un compromesso con il Comune, che lasciava alla Misericordia gran parte dei diritti acquisiti nei secoli.
Il vecchio cimitero di S. Stefano in Pane rimase a fianco della Pieve fino agli anni ’30, quando fu trasferito in quello nuovo di Rifredi attivo dal 1892.
Nel cimitero di Rifredi vi sono e vi sono state sepolte alcune figure molto significative per Rifredi e per Firenze, tra le quali don Giulio Facibeni, traslato poi nel 2017 nella Cappella dell'Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa a Firenze; il sindaco Giorgio La Pira, sepolto a fianco di don Giulio Facibeni fino al 2007 quando è stato traslato nella Basilica domenicana di San Marco a Firenze; Fioretta Mazzei, una delle figure di rilievo della storia istituzionale e religiosa di Firenze, sepolta a fianco di Giorgio La Pira fino al 2007; il ciclista Pietro Linari; la famiglia Facibeni.
CINEMATEATRO "NUOVO SENTIERO"
Il primo teatro della parrocchia fu costruito nella prima metà degli anni ‘30 su iniziativa dell’allora parroco don Giulio Facibeni. Non aveva un vero e proprio nome ma era conosciuto dal popolo come “Il teatrino dì prete”. Aveva una configurazione invertita rispetto a quella attuale ma ben fatta per l’epoca: l’ingresso si trovava lato campanile ed il palco lato campo sportivo. Aveva l’attrezzatura completa del palco,
il “golfo mistico” per l’orchestra, i camerini con servizi per gli attori, una platea ed una piccola galleria, utilizzata quest’ultima dai ragazzi della Madonnina del Grappa. Vi era inoltre un piccolo palco sull’esterno.
Fino agli anni cinquanta, ad eccezione del periodo della seconda guerra mondiale in cui fu sospesa, l’attività teatrale fu intensa e vide l’esibizione di numerose compagnie parrocchiali ed esterne, sia in vernacolo fiorentino che in lingua italiana.
All’epoca di don Facibeni, il teatro vide anche i primi passi di un giovanissimo Paolo Poli.
Nel corso degli anni lo spettacolo teatrale vide un periodo di declino ed il parroco don Franci decise di ristrutturare la Sala ed adibirla a cinema: entrò quindi a far parte di un normale circuito cinematografico, con programmazione fissa di sabato e di domenica. Fu spostato anche l’ingresso nel punto in cui ancora oggi si trova. Il cinema prese il nome di “Cinema Il Sentiero”.
Durante la settimana invece venivano organizzati “cineforum”, seguiti da discussione al termine del film.
Nella zona oggi occupata dal campo di calcetto, si svolgeva anche il cinema all’aperto.
Non mancarono spettacoli teatrali a cura delle compagnie della Parrocchia, specialmente in occasione dell’onomastico del parroco don Giuseppe Franci: il palco veniva ricreato con legno e tubi da ponteggio.
L’avvento della televisione e la necessità di interventi di restauro al Cinema, indussero don Franci ed i parrocchiani a ripristinare la funzione di teatro. Nel 1977 su progetto dell'architetto Piero Grassi, iniziarono i lunghi e costosi lavori di ricostruzione del nuovo cinema-teatro, ai quali tutti contribuirono con offerte. Il palco fu spostato lato campanile, dove si trova ancora oggi.
Dopo un periodo di sospensione dovuto alla morte di don Franci, con il nuovo parroco don Fabrizio Porcinai, nel 1983 ripresero i lavori su progetto dell'architetto Neri Andreoli: a causa di difficoltà terminarono solo nel 1996. Il cinema-teatro, dalla capienza di 236 posti, prese il nome di “Nuovo Sentiero”.
Fu inaugurato il 15 giugno 1996, con la celebrazione della S. Messa all’interno della nuova sala ed il concerto del Coro Parrocchiale.
Il 7 giugno 1997 vi fu la prima rappresentazione teatrale con l’operetta “L’Acqua cheta”, messa in scena dalla compagnia “dì 'Vvecchio Sentiero” con il coinvolgimento del Coro.
Il palcoscenico del Nuovo Sentiero, adesso ospita nella sua programmazione numerosi spettacoli messi in scena da apprezzate Compagnie Teatrali fiorentine e non.
Il teatro viene utilizzato inoltre per riunioni, conferenze, proiezioni e cineforum, anche dalla Misericordia di Rifredi e dall’Opera Madonnina del Grappa.
GIARDINO DELLE CAMPANE
Fu ideato e progettato da Fiaschi Ennio, insieme a Don Franci, nella prima metà degli anni ’70: collaborarono Elvio Faini ed il figlio maggiore, che con l’ausilio di gessetti riprodussero tale disegno sul suolo, per la successiva realizzazione. I lavori furono seguiti dall’allora parroco don Franci e dai sacerdoti don Elio Agostini e don Gilberto Aranci.
Tra il 2013 ed il 2015 è stato ristrutturato grazie al contributo economico ed al lavoro dei parrocchiani, con la realizzazione del campo sportivo nella zona del vecchio pallone pressostatico e di nuovi giochi per bambini tra i quali la carrucola con seggiolino.
CAPPELLA DELLA MISERICORDIA
Realizzata nel secolo XIII, inizialmente accolse la Compagnia dei S. Maria del Desco (nata nel 1280 come compagnia della Pieve): una tradizione secolare, fa risalire le origini della Venerabile Confraternita della Misericordia di Rifredi, a detta Compagnia.
Adiacente alla navata sinistra della Pieve, il suo ingresso è situato sotto il porticato ed è caratterizzato da un portale che presenta nella soprastante lunetta un’immagine raffigurante il Crocifisso tra due membri della Compagnia.
Cappellina e Pieve comunicano attraverso una porta, nella cui architrave in pietra si trova un’iscrizione relativa alla memoria del restauro ed all’anno di fondazione della Compagnia.
All’interno della Cappella, vi sono diciannove lunette, su quattro delle quali si aprono finestre istoriate, mentre sulle restanti vi si trova una ricca decorazione pittorica relativa alla vita del primo martire S. Stefano; nel soffitto si trova inoltre, un dipinto raffigurante l’Assunzione di Maria.
L’altare accoglie “Cristo deposto dalla Croce”, una scultura in legno a tutto tondo.
Nella Cappellina si trovano poi una statua in terracotta raffigurante S. Sebastiano ed il corpo di S. Massimiliano Martire, quest'ultimo proveniente dalle Catacombe di Priscilla a Roma e donato alla Compagnia di Santo Stefano in Pane nel 1674 con una Breve di Papa Clemente X.
VENERABILE CONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA DI RIFREDI IN SANTO STEFANO IN PANE
Lo spirito di assistenza e di soccorso fa parte del popolo di Rifredi da moltissimo tempo: numerosi sono gli spedali presenti nella zona già nel XII secolo, tra i quali quelli di S. Bartolommeo al Mugnone, di Cigaretto, di S. Giovanni fra l’Arcora e di S. Eusebio.
Quello di Cigaretto si trovava proprio presso la Pieve, come testimoniato in un documento del 1161 situato nell’Archivio di S. Lorenzo: “prope stradem de Castello vi era Spedale fondato da Cigaretto sopra una porzione di terreno a bella posta donatagli nel 1161…: Hospitale, quad dicitur Cigreti in Pleberio S. Stephani in Pane constructum”.
Le origini della Misericordia di Rifredi, secondo la tradizione, risalirebbero alla Compagnia di S. Maria del Desco fondata nel 1280. Il documento più antico che conferma tale data, risalente al 1586 e situato presso l’Archivio di Stato di Firenze, è composto dai Capitoli della Venerabile Compagnia di S. Maria del Desco.
Nasce quindi ispirata dal clima di rinnovato fervore religioso, sviluppato in quegli anni dai due ordini dei Francescani e dei Domenicani, insediatisi a Firenze tra il 1218 ed il 1221.
Dall’anno di fondazione, si deduce che è tra le più antiche Misericordie d’Italia, successiva solo a quelle di Firenze (1244), Siena (1250) e Pontremoli (1262).
Caratteristica dei Fratelli di Misericordia, era nascondere il proprio viso indossando il cappuccio (da qui il nome di Compagnie degli "incappucciati"), perché non a loro, ma a Dio fosse resa gloria.
La Compagnia venne confermata dall’Arcivescovo Giovanni Neroni nell’anno 1480 e da papa Leone X il 24 Agosto 1514.
Le attività della confraternita erano soprattutto di tipo devozionale e di esercizio delle attività di carità: in particolare cercavano la protezione dei fratelli vivi e morti, attraverso le preghiere in comune, la penitenza, l’istruzione religiosa e la cura degli altri.
Dal 1539 si diffusero in Italia e altrove le Compagnie del SS. Sacramento che diventarono così un’unica confraternita localizzata presso la chiesa parrocchiale, a cui tutte le altre confraternite minori facevano capo.
Quindi nel 1600 probabilmente vi erano quattro compagnie nella Pieve: la Compagnia del SS. Sacramento nata prima del 1592, che sicuramente si identifica con quella del Corpus Domini e per la cui ammissione vi era la condizione di provenire dal popolo di S. Stefano; la Compagnia di S. Stefano; la Compagnia dell’Opera che era ormai espressione diretta della Pieve; la Compagnia di S. Maria del Desco che era la più antica ma che ormai stava trasferendo le sue funzioni alle altre.
Nel 1765 Pietro Leopoldo divenne Granduca e presto si rese conto che l’eccessivo numero delle compagnie serviva a tenere lontano il popolo dalle parrocchie e dall’istruzione; nelle zone di campagna addirittura alcune compagnie organizzavano cene o partite di caccia anziché dedicarsi ad opere di carità.
Con una riforma, il Granduca abolì ogni forma di selezione sociale e permise l’iscrizione a tutti i residenti della parrocchia con età minima di diciotto anni. Molte compagnie furono così soppresse e, anche se nel 1790 lo scoppio di una sommossa provocò la revoca delle soppressioni, molte compagnie non furono più ristabilite. Nella Pieve di S. Stefano in Pane rimasero soltanto quella di S. Stefano e del SS. Sacramento.
Il precursore più prossimo dell’attuale Confraternita della Misericordia di Rifredi, è la Compagnia del SS. Sacramento e di S. Stefano Protomartire, che si rinnovò con lo Statuto del 1806.
Nel 1842 il Pievano Raffaello Binazzi costituì il Corpo speciale di Misericordia, che si contraddistinse nella lotta contro la successiva epidemia di colera.
Nella seconda metà del 1800 Rifredi mutò da rione contadino a “quartiere industriale” e nacquero nuove associazioni laiche.
Contro l’affievolirsi dell’ispirazione religiosa, nel 1894 fu fondata nella Pieve la Compagnia di S. Filippo Neri, che si occupava di attività complementari a quelle della Misericordia.
Il mutamento della popolazione comportò una crescente laicizzazione: in questa difficile situazione fu don Giulio Facibeni, giunto a Rifredi nel 1912, a risollevare le sorti delle Compagnie. Dette nuova vita alla Pia Unione di S. Filippo Neri e la integrò nella Misericordia, come sezione femminile: furono così stabilite diverse attività quali assistenza ai vecchi e malati, madrine di guerra, madrine non di guerra, sezione lavoratrici.
Grazie ai suoi sforzi, già nel 1926 la Misericordia contava 435 iscritti e mezzi propri tra i quali cataletti, carro-lettiga, auto-ambulanza e biancheria.
Nel dopoguerra la Misericordia di Rifredi si aprì ai nuovi bisogni come l'assistenza agli anziani e agli extracomunitari ed ha inaugurato negli anni, prima il distaccamento dell’Immacolata e poi quello di Montorsoli.
Appena un secolo fa, la Misericordia di Rifredi costituiva, insieme alla Misericordia di Firenze, il punto di riferimento principale per l’assistenza pubblica gratuita della città.
Lo stemma della Misericordia di Rifredi ricorda il legame alla Pieve, attraverso l’immagine del pane e del coltello con il manico rivolto dalla parte destra.
A conferma di questo legame, il Pievano di Rifredi è allo stesso tempo il Proposto della Misericordia di Rifredi.
Inoltre ogni ultimo venerdì del mese i Fratelli e Sorelle di Misericordia partecipano alla S. Messa delle ore 18 in Pieve, in suffragio dei Fratelli
e delle Sorelle defunti, ed ogni anno la prima domenica dopo il 20 gennaio, onomastico di San Sebastiano, Parrocchia e Misericordia festeggiano S. Sebastiano patrono della Misericordia.
Un'altra ricorrenza liturgica, significativa per la Misericordia di Rifredi, è la Pasqua del Fratello che ricorre per la vigilia della Domenica delle Palme.
OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA “MADONNINA DEL GRAPPA”
Vedi pagina Il Padre: don Giulio Facibeni
ASSOCIAZIONI: "LIBERI E FORTI" - "RIFREDI 2000" - "LIBERI E FORTI 1914 ASD"- "POLISPORTIVA VIRTUS RIFREDI"
L’“Associazione Liberi e Forti” trae origine dal “Circolo Liberi e Forti” fondato nel 1914 da don Giulio Facibeni, allora giovane
Pievano di Rifredi, con lo spirito di impegnare i giovani in attività culturali, ricreative ed educative rivolte soprattutto agli strati più deboli della popolazione parrocchiale.
Nel corso degli anni il “Circolo” crebbe a fianco della Parrocchia di S. Stefano in Pane, per affrontare di volta in volta i problemi che si presentavano. Le attività sportive crebbero, tanto che nel 1947 il “Circolo” divenne una polisportiva (“Unione Sportiva Liberi e Forti”), con le attività di calcio, pallavolo, hockey su prato e pattinaggio artistico.
Nel 1984 su volontà della Parrocchia, l’“Unione Sportiva” con un nuovo statuto, divenne “Associazione Liberi e Forti” con gli sport del calcio, pallavolo e pattinaggio. In seguito non venne più praticato il pattinaggio e subentrarono la pallacanestro e il calcetto.
Gli impianti che la Parrocchia mise a disposizione della “Associazione”, erano un campo di calcio illuminato con una gradinata per gli spettatori, e una piattaforma per praticare prima il pattinaggio e successivamente il calcetto.
Vi era anche un pallone pressostatico riscaldato, per la pallavolo e la pallacanestro, ma un violentissimo temporale lo distrusse, costringendo la pallavolo e la pallacanestro a dover usare le palestre che il Comune di Firenze dava in affitto.
I giovani atleti (maschi e femmine) che annualmente facevano parte della “Associazione”, quasi tutti del quartiere, erano più di 350. L’“Associazione” si basava sul volontariato e il suo statuto aveva come premessa:
“Tutta l'azione promozionale ed educativa della associazione si configura come integrazione dei compiti educativi che spettano in primo luogo ai genitori: per cui le finalità della Liberi e Forti sono orientate precipuamente verso le famiglie, nella comune preoccupazione della crescita umana, morale e cristiana dei figli”.
Nel 1998, sotto la guida della Parrocchia e dell’Opera Madonnina del Grappa, che mettono a disposizione i loro impianti sportivi, e della Misericordia di Rifredi, l’“Associazione Liberi e Forti” si fuse con l’“Unione Sportiva Rifredi M.G.” dell'Opera: lo scopo era di ottimizzare gli sforzi mantenendo le finalità fino ad allora perseguite. Da questa fusione nacque l’"Associazione Sportiva Rifredi 2000" con quattro settori: calcio, tennis, pallavolo e pallacanestro.
Nel 2005 i settori diventano quattro distinte “Associazioni Sportive Rifredi 2000”, rendendosi indipendenti tra loro ma conservando però le stesse finalità.
A Luglio 2013 l’"Associazione Sportiva Rifredi 2000 Pallavolo" variò la propria denominazione riprendendo il nome della Gloriosa Unione Sportiva “Liberi e Forti” fondata nel 1914, da cui traeva origine, chiamandosi così "Liberi e Forti 1914 ASD".
Nel 2018 l’"Associazione Sportiva Rifredi 2000" fu sostituita dall’"Associazione Polisportiva Virtus Rifredi", sempre sotto la guida della Parrocchia e dell’Opera Madonnina del Grappa, che mettono a disposizione i loro impianti sportivi, e della Misericordia di Rifredi: comprendente le discipline di calcio e tennis, ha come obiettivo la promozione delle attività sportive dilettantistiche per ragazzi e giovani, nell’intento di sviluppare le virtù umane e morali, contribuendo all’incontro, all’amicizia e alla fraternità, per favorire la formazione di una comunità animata da un autentico spirito cristiano.
L’Associazione nasce da un gruppo di genitori del quartiere di Rifredi che avevano a cuore, agendo in supporto alle famiglie, un progetto educativo globale rivolto ai giovani, favorendo risposte positive soprattutto nelle situazioni di disagio e difficoltà. Contemporaneamente l’Associazione si propone di favorire l’incontro, l’accoglienza, e la conoscenza nei confronti di persone adulte ed anziane.
La mission dell’Associazione pertanto si riassume:
• in un’attenzione ai più deboli, ai più poveri ed ai meno dotati, perché ognuno si senta accolto, aiutato e valorizzato;
• un’attività dilettantistica per una espressività del corpo, che sia vera educazione nella scoperta di se stessi e delle proprie relazioni con gli altri;
• una promozione di tutto l’uomo, anche nei valori insiti nella sua dimensione spirituale;
• una particolare cura degli aspetti educativi propri della pratica sportiva dilettantistica, che privilegi la socializzazione e la partecipazione rispetto allo spirito agonistico e competitivo.
SCOUT FIRENZE XIX
La presenza degli scout a Rifredi risale al periodo prima del fascismo: il gruppo chiamato “FI 7”, aveva come colori sociali il giallo ed il rosso; fu però sciolto durante il periodo fascista, in quanto il regime voleva avere l’assoluto controllo dell’educazione giovanile.
Dopo la liberazione di Firenze, l’11 aprile 1944, il ritorno dei giovani reduci dalle guerre portò alla rinascita degli scout: il primo reparto di Rifredi nacque a novembre del 1944 sotto il nome di “FI 19”, con i colori sociali rosso e giallo. Le prime squadriglie furono le Tigri, le Aquile, i Leoni e gli Scoiattoli. Capo reparto Montanarini, che divenne il primo capogruppo della AGE di Rifredi; clan e branco ancora non erano previsti.
Le prime uscite venivano fatte nei dintorni della zona, tra i quali Monte Morello e Terzollina.
Il caposquadriglia delle Tigri fu il sig. Faini, insieme a Piero Baldassini. Assistente fu don Laschi Filippo. Il primo campo fu effettuato sulla montagna pistoiese.
L’impresa di gran lunga più memorabile fu la costruzione e l’installazione della croce di Monte Morello, che fu effettuata nell’anno giubilare 1950, dal gruppo “FI 19”. La Croce fu fusa da una fonderia di Viale Corsica, e trasportata a pezzi fino a Monte Morello, alla Casaccia, per mezzo di un residuato bellico, un carro armato modificato. Prima della installazione furono scavate le fondamenta della Croce,
poi furono gettate le basi e, una volta montata, fu verniciata in loco. Infine fu inaugurata, alla presenza di don Giulio Facibeni, e di molte persone, che furono trasportate fino al Piazzale e poi da lì proseguirono a piedi. Un modellino in scala della croce fu portato in bicicletta a Roma, per essere benedetto, sempre nell’Anno Santo 1950.
La croce si trova sul Poggio Casaccia a 921 m s.l.m. (prima punta di Monte Morello) e riporta l’iscrizione: “Gli esploratori cattolici di Rifredi in ricordo dell’Anno Santo -29-giugno-1950-”.
Successivamente fu aggiunto il blu ai colori sociali e fu creato il clan. Insieme all’ASCI, c’era il gruppo femminile dell’AGI FI 3, finché nel 1974 nacque l’AGESCI alla Domus Mariæ di Roma.
Il 23 maggio 2010 la croce di Monte Morello, ormai arrugginita, è stata verniciata in loco dai Gruppi Scout Firenze 19° e Firenze 27° e successivamente, a maggio 2017, è stata nuovamente verniciata dai Gruppi Scout Firenze 19° e Sesto Fiorentino 1°.
LA PIEVE SUL WEB: Sito internet
Il 28 gennaio 2002 la Pieve di S. Stefano in Pane approda sul web con il sito internet https://www.pieverifredi.it: autori del sito sono Lorenzo Faini e Carlo Barbieri.
Dal 2004 gli webmaster sono Lorenzo Faini e Alberto Andreoni: vengono realizzati alcuni restyling tra cui il primo nel 2005 con la modifica dell’Home Page.
Nel periodo dal 2006 al 2011 è webmaster Alberto Andreoni, che procede con ulteriori restyling come l’aggiunta del contatore visite ShinyStat nel gennaio 2008, dello stemma della Pieve a fianco dell'URL nel giugno 2008 ed infine del meteo LaMMA nel febbraio 2010 (si ringrazia il Consorzio LaMMA per la collaborazione).
Nel marzo 2010 nasce l’idea di rinnovare il sito, per mettere meglio in evidenza la parte storica della Pieve e descrivere la figura di don Giulio Facibeni. Nel nuovo sito web vengono aggiunte e migliorate alcune funzioni, come il santo del giorno ed il meteo LaMMA che, grazie all’ausilio del codice PHP, si aggiornano in automatico quotidianamente.
Dal 2011 gli webmaster sono Alberto Andreoni e Alessandro Ceccotti: viene portato a termine il lungo lavoro del nuovo sito web, che sarà pubblicato il 07 maggio 2012.
Il 14 febbraio 2015 vengono inseriti anche i dati biometeo sulle attività all'aperto, utili per le giornate di ritiro e trekking parrocchiale (si ringrazia il Centro Interdipartimentale di Bioclimatologia dell'Università degli Studi di Firenze per la collaborazione), che grazie all’ausilio del codice PHP, si aggiornano anch'essi in automatico quotidianamente.
LA PIEVE SUL WEB: Facebook
Nel 2009 grazie a Lorenzo Faini, la Pieve di S. Stefano in Pane approda anche su Facebook attraverso la creazione di una pagina dedicata.
Vedi pagina Firenze Rifredi è su Facebook
BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:
- "ARTE NELLA PIEVE DI SANTO STEFANO IN PANE"
di Monica Bietti - Firenze Maggio 2001
- "ECCLESIA SANCTI STEPHANI UNO PANE - Immagini e notizie sulla millenaria Pieve di Rifredi"
a cura del Coro S. Stefano in Pane - Rifredi 1997
- "Enciclopedia universale Vol. I" (Pag. 47)
Rizzoli, Larousse - Milano 1966 - Rizzoli Editore
- "LA MISERICORDIA DI RIFREDI DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI: Storia di un territorio e dei suoi popolari"
di M. Longarini, S. Parri, M. Sica - Firenze 1994 - Edizioni C.D.O. FIRENZE
- "STORIA DELLA VENERABILE CONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA DI SANTO STEFANO IN PANE - RIFREDI"
di Bruno P. F. Wanrooij - Gennaio 1995 - Edizioni Polistampa Firenze
- "Sant'Andrea a Cercina"
di Claudia Burattelli - Luglio 2013 - Grafica Artigiana Fiorentina
- "Storie, immagini, memorie - trasformazioni economiche e mutamento sociale nella periferia industriale fiorentina"
a cura di Ivan Tognarini - Ottobre 2003 - Edizioni Polistampa
- "La Toscana e il cinema", per le foto degli Stabilimenti Cinematografici di Rifredi
di Sandro Bernardi - 1994 - Edizioni Banca Toscana
- Appunti sul Teatro Nuovo Sentiero e ricordi sul giardino, a cura del parrocchiano Elvio Faini
- Archivio Cinema Flora, per le foto del Cinema Giardino Primavera
- Archivio Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia, Sesto Fiorentino - Viale Pratese, 31 - 50019 Sesto Fiorentino (FI)
- Archivio Storico di Firenze - Palazzo Bastogi - Via dell’Oriuolo, 33-35 - 50122 Firenze
- Archivio Storico Unicoop Firenze - Via S. Reparata, 43 - 50129 Firenze, per le foto degli Spacci nel quartiere di Rifredi
Si ringrazia l’Ufficio comunicazione Unicoop Firenze
- Articolo su Corriere Fiorentino del 2 ottobre 2016, dal titolo "Che rivoluzione per Firenze (quei volti di via Milanesi)",
per la foto del primo grande supermercato Supermarkets italiani (poi Esselunga) di Firenze, nel 1961
- CD "Piazza Dalmazia e dintorni 1", per le foto del rione di Rifredi
a cura di "Amici di Piazza Dalmazia" - Febbraio 2002
- Pagina Facebook "Quelli che hanno giocato nella Liberi e Forti (Firenze)", per le foto storiche della "Liberi e Forti" sezione calcio
http://www.facebook.com/group.php?gid=44952932891
- Pagina Facebook "QUELLI DELLA LIBERI E FORTI VOLLEY", per la foto storica della "Liberi e Forti" sezione pallavolo
http://www.facebook.com/group.php?gid=43622720677
- Sito web Associazione Sportiva Rifredi 2000 sezione Calcio, per la foto del Padre (don Giulio Facibeni) con i ragazzi
http://rifredi2000calcio.onlinesubito.it/it/dovesiamo/2/rifredi-2000-calcio-asd.htm
- Sito web Associazione Sportiva Rifredi 2000 sezione Pallavolo, per il logo "Rifredi 2000"
http://www.rifredi2000.it/cms/
- Sito web Liberi e Forti 1914 ASD, per il logo e l'anno di fondazione
http://liberieforti1914.org/
- Sito web Associazione Polisportiva Virtus Rifredi, per il logo.
http://www.polisportivavirtusrifredi.it/
- Sito web Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, per alcuni riferimenti storici sull'Ospedale
https://www.aou-careggi.toscana.it/internet/index.php?option=com_content&view=article&id=130&Itemid=993&lang=it
- Sito web Centro Documentazione Storica Rione Lippi, per alcune informazioni sulle fabbriche lato via Panciatichi
http://www.cdsrionelippi.it/progetto/
- Sito web Comune di Firenze - Servizio Statistica, per la mappa del Comune di Firenze nel 1913
http://sit.comune.fi.it/stradariostorico/MappeStoriche.htm
- Sito web Comune di Firenze - documento "Firenze e il Treno", per la foto del Treno viaggiatori tratta da coll. L. Carnesecchi
http://www.comune.fi.it/opencms/export/sites/retecivica/materiali/hp_citta/Firenze_e_il_treno_bloc.pdf
- Sito web Comune di Firenze - Guida Naturalistica ANPIL Torrente Terzolle, per l'etimologia del nome "gore" e per la foce del Terzolle
https://ambiente.comune.fi.it/sites/ambiente.comune.fi.it/files/2019-10/guida_naturalistica.pdf
- Sito web Filistrucchi - Parrucche e Trucco dal 1720, per la notizia degli Studi Cinematografici di Rifredi primi in Italia
https://www.filistrucchi.com/la-nostra-storia/
- Sito web Fondazione Lavoratori Officine Galileo (F.L.O.G.), per alcuni dettagli sulle Officine Galileo e sulla piscina del Poggetto
http://www.flog.it/le_officine_galileo_prima_di_rifredi.htm | http://www.flog.it/la_flog_in_breve.htm
- Sito web Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli (F.A.F.M.), per la foto della Fonderia di Rifredi
https://www.fonderiamarinelli.it/storia/
- Sito web intoscana.it, per la foto dell'ingresso alle Officine Galileo
http://blog.intoscana.it/illavororaccontato/2009/10/08/le-officine-galileo-nel-1917/
- Sito web Istituto Comprensivo Guicciardini, per la storia delle scuole Don Minzoni e Guicciardini
http://www.ic-guicciardini.edu.it/?q=storia
- Sito web Istituto Comprensivo Poliziano, per la storia della scuola Matteotti (in occasione dell'80° anniversario)
https://www.icpoliziano.edu.it/
- Siti web Istituto Statale di Istruzione Superiore "Leonardo da Vinci", per alcuni riferimenti storici e foto dell'Istituto
https://www.isisdavinci.edu.it/pagine/la-nostra-storia | http://leonardodavinci.csa.fi.it/storia.htm | http://main.isisdavinci.it/?q=la_nostra_storia
- Sito web Mukki - Centrale del Latte della Toscana S.p.A., per le foto del primo Stabilimento di Via Circondaria
https://www.mukki.it/storia/
- Sito web Musei Civici Fiorentini, per la "Pianta della catena"
http://www.museicivicifiorentini.it/firenzecomera/gallery.htm?action=detail&image=2
- Sito web Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza, per la foto dei Macelli Comunali di Firenze
http://bibdig.museogalileo.it/rd/bdv?/bdviewer/bid=0000000974559#
- Sito web Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza, per la descrizione della Fabbrica Officine Galileo
http://mostre.museogalileo.it/officinegalileo/
- Sito web Nonsolosanjacopino, per lo Stemma della Comunità del Pellegrino
http://nonsolosanjacopino.blogspot.it/2010/11/la-comunita-del-pellegrino.html
- Sito web quotidiano L'Unità, per le informazioni sul ciclista Pietro Linari di Rifredi
https://archivio.unita.news/assets/main/1972/01/02/page_012.pdf
- Sito web quotidiano L'Unità, per la foto della fabbrica Superpila di Firenze
http://archiviofoto.unita.it/index.php?f2=recordid&cod=1141&codset=ECO&pagina=145
- Sito web SMS di Rifredi, per alcune foto storiche del quartiere
http://www.smsrifredi.it/storia.html#Gallerie_Fotografiche
- Sito web Unicoop Firenze, per alcuni dettagli sui film "Dante nella vita dei tempi suoi" e "Romola", girati negli studi cinematografici di Rifredi
https://www.coopfirenze.it/informatori/notizie/cinecitta-e-maglia-viola-5224
- Sito web Unicoop Firenze, per la storia degli Spacci di Rifredi tratta dall'opuscolo "La cooperativa di consumatori a Rifredi"
https://www.coopfirenze.it/download-file/2006
- Sito web Venerabile Confraternita della Misericordia di Rifredi, per il logo della Misericordia
https://www.misericordiarifredi.it/
- Wikipedia e Wikimapia
Scritto da:
Alberto Andreoni
Si ringraziano per la collaborazione:
Iride Benedetti, Gaia Benvenuti, Stefano Bacci, Raoul Caneschi, Massimiliano Faberi, Elvio Faini, Alessio Giachi, Gianni Liscio, Maurizio Michelini, don Marco Nesti, Piero Ridi, don Nicolò Santamarina, Marcello Siddu, don Roberto Tempestini
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